Sigma 14-24mm f/2.8 HSM Art

La massima qualità a un prezzo che… fa riflettere!

Sigma 14-24mm f/2.8 HSM Art

Recensione di Manuel Brun :: mbrunphotography.it

È inutile nascondersi dietro a un dito, ormai i produttori di lenti Nikon e Canon non detengono più lo scettro della massima qualità per ‘diritto acquisito’, come avveniva in passato, poiché certi brand - Sigma e Tamron su tutti - in fatto di innovazioni tecnologiche non sono certo rimasti a guardare. Anzi, negli ultimi tempi hanno recuperato terreno alla grande, segnando per giunta qualche evidente sorpasso. Il caso di Sigma ha poi del clamoroso.

Obiettivi Sigma: il salto di qualità

Per molti anni questa azienda si è accontentata di fungere quasi da ‘ruota di scorta’, di costituire cioè un comodo riparo per chi non aveva grandi pretese in fatto di qualità d’immagine e affidabilità, o semplicemente non se la sentiva di spendere una fortuna per una lente.

Sigma 14-24mm f/2.8 HSM Art

Tuttavia, nel 2013 Sigma comincia finalmente “a pensare in grande” (cit. Nasim Mansurov, Photography Life) e inaugura la Serie Art con un obbiettivo rivoluzionario, lo zoom 18 - 35 mm f/1.8. La lente è specificamente dedicata al formato aps-c, ma a fronte di una nitidezza sbalorditiva e di un trattamento antiriflesso di tutto rispetto, uniti a un’apertura massima costante davvero ampia, molti si sono chiesti se con questo ‘piccolo bolide’ a disposizione non fosse più saggio rimanere al formato aps-c, anziché migrare al più costoso pieno formato. Tuttavia, per la gioia dei possessori di full frame, arrivarono anche il 35 mm f 1.4 e il 50 mm f 1.4, due autentici must per chi pretende una nitidezza estrema già alle massime aperture. Nel 2015 viene quindi presentato un altro gioiello dall’escursione focale un po' limitata a dire il vero, lo zoom 24-35 mm f2: le immagini prodotte sono comunque da urlo. Nel 2016 è la volta dell’85 mm f 1.4, una lente che farà impazzire gli amanti del ritratto. Il 2018, infine, darà alla luce ‘due autentici mostri’ sia per dimensioni che per qualità ottiche, stiamo parlando dell’ultra-grandangolare 14–24 mm f 2.8 e del 105 mm f 1.4, lanciato sul mercato con il roboante ma meritato epiteto di Bokeh Master.

Queste sono solo alcune delle tante meraviglie prodotte da Sigma negli ultimi tempi, ma di certo sono i pezzi più rappresentativi di un’inversione di marcia che suona tanto come un guanto di sfida buttato in faccia ai tecnici di casa Nikon e Canon.

Sigma: la serie Art

I vantaggi di possedere una lente della Serie Art sono ormai noti alla maggior parte dei fotografi tanto quanto i suoi (pochi) svantaggi. Se in cima alla lista delle qualità che dovrebbe possedere un’ottica si pone la nitidezza, sempre e comunque, a ogni apertura e soprattutto a quelle più ampie, allora si sceglie Sigma. Se si vogliono realizzare delle foto luminose, dai colori vivaci ma bilanciati, con le ombre aperte e i flare ben contenuti, allora si va di Sigma. Se infine si pretende che la lente sia anche robusta e ben costruita, Sigma non può certo deludere.

Esiste tuttavia - o meglio – ‘resiste’ qualche inconveniente. É risaputo infatti che Sigma non sia mai riuscita a risolvere del tutto certi problemi nell’autofocus delle sue lenti, nemmeno nei modelli più recenti. Il peso degli obbiettivi, inoltre, è un sacrificio che molti fotografi sono disposti ad accettare, ma non tutti. Il sublime 105 f 1.4 Art, ad esempio, sarà pure un Bokeh Master per la qualità del suo sfuocato, ma coi suoi 1,6 kg è anche un autentico macigno che montato su una Nikon D850 fa lievitare il tutto a uno scoraggiante 2,6 kg di peso totale. In pratica, il suo impiego è fortemente condizionato dall’ausilio di un buon treppiede.

Pertanto, a fronte di tali ‘costanti di produzione’, come si presenta l’altro peso massimo della Serie Art cioè il Sigma 14 – 24 mm f 2.8?

Sigma 14-24mm F/2.8 Art: tanti pregi... pochi difetti

L’ottica è sicuramente corpulenta (1150 g), è costituita da 17 elementi racchiusi in 11 gruppi, mentre il diaframma è formato da 9 lamelle. La messa a fuoco avviene tramite AF a ultrasuoni (Ring-USM). Non è presente lo stabilizzatore. Questa assenza consente dunque di esaurire da subito il discorso legato ai pochi e alquanto relativi “contro” di questo grandangolo, per concentrarsi quindi sui pregi, che invece sono tanti.

Sigma 14-24mm f/2.8 HSM Art

L’assenza di un sistema di compensazione delle vibrazioni incorporato nella lente, quando si parla di un grandangolo estremo, è una pecca per la quale si può anche chiudere un occhio, dal momento che lenti di questo tipo vedono il loro impiego soprattutto nella paesaggistica e nella fotografia di architettura e interni, generi che richiedono comunque l’uso del treppiede, uno strumento in grado di supplire perfettamente al problema del micromosso. In questi casi dunque il VC (vibrations compensation) diventa superfluo.

Certi fotografi tuttavia amano usare i grandangoli anche nel contesto del reportage, e di sicuro non lo fanno portandosi dietro il treppiede. Anche qui la mancanza dello stabilizzatore si rivela un problema relativo, poiché l’ottica vanta un sistema di trasmissione della luce davvero efficace regalando già alla massima apertura (f 2.8) delle immagini incredibilmente nitide sino ai bordi estremi del fotogramma. Personalmente, scattando a mano libera in interni poco illuminati, tenendomi sempre ad aperture comprese tra f 2.8 – f 4, sono riuscito a portare a casa degli scatti perfettamente a fuoco pur non avendo mai alzato le Iso sopra la soglia dei 400. Davvero a good job Sigma!

In pratica, l’unico tallone d’Achille dell’ottica è la scarsa resistenza alle luci laterali, un problema noto per la verità in altri grandangoli e connaturato alla curvatura della lente frontale. La presenza di un paraluce incorporato supplisce solo in parte all’inconveniente, generando pure qualche frustrazione poiché diventa impossibile montarvi dei filtri. Per quanto Sigma dichiari ufficialmente che il trattamento antiriflesso multistrato (Super Multi-Layer Coating) sia in grado di ridurre al minimo i flare e le immagini fantasma, l’esperienza sul campo rafforza la ‘classica raccomandazione’ per i grandangoli, e cioè di usarli con criterio soprattutto quando si scatta in controluce.

La lente in ogni caso sforna delle immagini stupende, ricchissime di dettagli, dai colori equilibrati, vivaci ma non ‘pacchiani’ com’è invece ravvisabile in altri vetri. Il Sigma 14 – 24 f 2.8 Art ha infatti nei suoi punti di forza proprio l’assenza di quelle dominanti di colore che spesso i puristi dall’occhio allenato sanno riconoscere al volo nelle ottiche di terze parti, e che additano come uno dei motivi per cui non ci si dovrebbe orientare sull’acquisto di questi prodotti.

Altri punti di forza sono la correzione delle distorsioni, la tropicalizzazione e la tridimensionalità delle immagini. Sul primo aspetto c’è poco da dire: Sigma ha realizzato una lente compatibile con la funzione on-camera di Canon Correzione Aberrazioni. Chi utilizza questo brand non può che gioire, mentre i possessori di altre marche dovranno lavorare un po' di più in post-produzione. Va detto però che con gli odierni programmi di fotoritocco il problema è risolvibile in pochi clic.

La tropicalizzazione invece costituisce un “pro” di assoluta importanza, soprattutto per chi fa paesaggistica e necessita di un’attrezzatura affidabile e funzionante in ogni situazione climatica. Sigma in effetti mantiene quello che promette: per esperienza diretta posso dire che l’ottica sopporta la pioggia e l’umidità senza battere ciglio e, toccando ferro, non ho ancora notato dei granelli di polvere dietro la lente, pur trattandosi di uno zoom, quindi maggiormente soggetto all’entrata di pulviscolo al suo interno dovuto al movimento rotatorio delle ghiere.

Sigma 14-24mm f/2.8 HSM Art

Infine, la tridimensionalità delle immagini. Ma perché parlare di una qualità richiesta più che altro alle focali da ritratto? Perché l’eccezionalità di questa lente è data anche dal fatto che persino in una foto di paesaggio, con il diaframma chiuso a f 16 in cui ogni elemento è a fuoco, si percepisce lo stacco dei piani, ricavandone un’impressione di grande realismo. In pratica, si ha davvero la sensazione di essere dentro la scena. Stesso discorso per le foto di interni che realizzo per lavoro: lo stacco dei piani, che in fotografia è solitamente assicurato/accentuato dalla ripresa di un soggetto a fuoco stagliato su uno sfondo sfocato, è percepibile anche in questi frangenti dove tutto deve risultare a fuoco. Per chi lavora nella fotografia di interni si tratta quindi di un vantaggio non da poco poter fornire ai clienti delle immagini che trasmettano anche la spazialità di un ambiente, piuttosto che una semplice e piatta documentazione degli arredi.

Qualche conclusione sul Sigma 14-24mm Art

Alla luce quindi delle considerazioni formulate finora, è giunto il momento di affrontare la vexata questio già sollevata da molti fotografi e recensori, ossia: visto il livello a dir poco eccezionale delle prestazioni ottiche di questo obbiettivo e un costo tutto sommato ragionevole – il Sigma 14–24 mm f 2.8 Art è attualmente in vendita per poco più di 1300 euro – val la pena affrontare un esborso di oltre 1000 euro per avere tra le mani le più blasonate controparti Canon e Nikon? Val la pensa dar credito a chi decanta il ‘maggior carattere’ di queste lenti o ci vede ‘un non so che di magico’, quando i test di laboratorio o le prove sul campo dimostrano che Sigma è tecnicamente superiore in ogni singolo aspetto?

Di certo non è un caso se dopo aver raggiunto tali risultati Sigma abbia spinto i suoi maggiori competitor a rinnovare diverse ottiche ormai datate. Canon di questi tempi è molto attiva, per non parlare della Tamron che di recente ha sfornato un meraviglioso 15–30 mm f 2.8 G2, dotato pure dello stabilizzatore. Nikon invece continua a prendersela comoda. Basti pensare che il suo 14-24 mm f 2.8 G ED, lanciato sul mercato nell’ormai lontano 2007, rimane tuttora a listino ma viene proposto a un prezzo inaccettabilmente superiore ai più moderni e prestanti Sigma e Tamron.

Insomma, la guerra è aperta e forse ad accenderne la miccia è stata proprio Sigma in quel suo magico 2013, quando ha enormemente (e inaspettatamente) alzato l’asticella della qualità costringendo un po' tutti a riflettere sui nuovi parametri di valutazione per l’acquisto di une lente fotografica.

Si ringrazia per la redazione dell'articolo e per le immagini il fotografo e storico-documentarista Manuel Brun. Maggiori informazioni su mbrunphotography.it

Caratteristiche principali

  • Focale: 14-24 mm
  • Anno di uscita: 2018
  • Diaframma Max: f/2.8
  • Diaframma Min: f/22
  • Lamelle diaframma: 9 arrotondate
  • Schema ottico: 17 elementi in 11 gruppi
  • Min. distanza fuoco: 0.24 metri
  • Autofocus: motore AF a ultrasuoni
  • Tropicalizzazione: Sì
  • Peso: 1150 g
  • Dimensioni: 96 x 135 mm

Foto di esempio con il Sigma 14-24mm f/2.8 HSM Art

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