La profondità di campo

Tecnica della regolazione della focale e significati emotivi

Profondità di campo

Uno degli elementi sintattici del linguaggio fotografico è sicuramente quello della profondità di campo - solitamente abbreviata come Pdc - grazie alla quale possiamo sottolineare e staccare un oggetto rispetto allo sfondo o sfocare alcuni particolari che assumono il gusto di suggestioni evocative e poetiche. A volte, infatti, l’immagine non deve mostrarsi nella sua denotazione descrittiva, ma deve sfumarsi e lasciare al soggetto fruitore il compito di interpretare e riempire di significati quello che “non si vede bene”. Intervenendo sulla focale possiamo variare la profondità di campo per avere effetti emotivi diversi.

Farfalla su un fiore

Nella fotografia sopra, scattata utilizzando un obiettivo macro dedicato da 90mm, la profondità di campo è stata volutamente ridotta per fare in modo che la farfalla fosse a fuoco, mentre lo sfondo - costituito da vari fili d'arba – assumesse un colore omogeneo che non confondesse il soggetto principale: in questo modo lo sfondo non disturba nella composizione anzi, aiuta a focalizzare meglio l'attenzione sulla farfalla.

Se solitamente la fotografia paesaggistica sfrutta la profondità di campo per mostrare nella scena più particolari possibili, la fotografia di ritratto e lo still-life più frequentemente utilizza la profondità di campo per mettere in risalto persone od oggetti rispetto allo sfondo o rispetto ad altri elementi della composizione.

La profondità di campo viene ottenuta variando la focale dell’obiettivo che abbiamo a disposizione. Aumentando il valore numerico della focale (cioè chiudendo il diaframma) diminuiamo la quantità di luce che entra nell’obiettivo e quindi nel sensore. In questo modo per ottenere un’immagine con la giusta esposizione abbiamo bisogno di un tempo maggiore di posa. Viceversa, aumentando la quantità di luce che entra nell’obiettivo (cioè aprendo il diaframma, quindi diminuendo il valore numerico della focale) otteniamo una minore profondità di campo e quindi maggiore effetto di sfocatura. Per capire meglio quanto detto provate a sostiuire alla letta “F” di F/2.8 il numero 1. Ecco che 1/2.8 = 0.357 mentre 1/8 = 0.125. Come vedete ad un diaframma aperto (2.8) ottengo dalla divisione un numero più alto (cioè una quantità di luce maggiore che entra nell’obiettivo) rispetto a quanto chiudo il diaframma, appunto un numero minore.

La profondità di campo varia anche a seconda dell’obiettivo. Con un’apertura del diaframma di F/16 avremmo più profondità di campo con un obiettivo da 24mm piuttosto che con un obiettivo da 200mm.

A cosa serve una grande profondità di campo se non c’è un’adeguata profondità di sentimento?

Eugene Smith
1918-1978, fotografo documentarista britannico

Per approfondire...

La profondità di campo spiegata con degli esempi

Quando con la nostra macchina fotografica mettiamo a fuoco un oggetto della nostra composizione, avremmo davanti e dietro a quell’oggetto una certa zona nitida - che viene lo stesso messa a fuoco. Oltre queste zone il resto verrà sfocato. Il rapporto tra il punto di messa a fuoco e le zone davanti e dietro a questo punto sono le seguenti: la zona nitida si estende ad un terzo davanti al punto di messa a fuoco e a due terzi dietro al punto di messa a fuoco. Come illustrato in figura sotto.

La profondità di campo

Per avere il controllo completo della profondità di campo si utilizza il programma di priorità dei diaframmi. A parità di diaframma usato, come abbiamo detto più sopra, la profondità di campo verrà influenzata anche dalla lunghezza focale dell’obiettivo che stiamo utilizzando. A parità di diaframma, con un 28mm avremmo una profondità di campo maggiore rispetto ad un 200mm. In questo senso un obiettivo con focale lunga come un 200mm può essere utilizzato nel genere ritratto con ottimi risultati.

Nelle slide dell'illustrazione qui sotto vedete come chiudendo il diaframma aumenti la profondità di campo.

Oltre ai paesaggi, alle strutture architettoniche o alle fotografie d’interni (soggetti nei quali solitamente si richiede un’ampia profondità di campo), possiamo utilizzare obiettivo e profondità di campo per mettere in risalto alcuni elementi di una foto rispetto agli altri elementi dell’inquadratura. È il caso di ritratti, e in generale dello sfondo - rispetto al soggetto. Con una profondità di campo ridotta ed un buon obiettivo possiamo così ottenere uno sfondo sfumato che ci aiuta ad isolare meglio il soggetto principale della composizione.

Nell'immagine seguente un altro esempio riuscito di come la profondità di campo ridotta serva a staccare il soggetto dallo sfondo. Possiamo cogliere il particolare della fotocamera che la ragazza tiene in mano, mentre lo sfondo è sfocato: possiamo però intire che si tratti di una spiaggia o di un ambiente marino. Lo sfocato lascia a noi la possibilità di immaginare il posto in cui si trova la ragazza.

La profondità di campo

Nelle foto successive due altri esempi della ridotta profondità di campo per evidenziare alcuni particolari del soggetto rispetto ad altri, e lasciare al fruitore della fotografia una libertà maggiore di interpretazione della stessa.

La profondità di campo

Nell'esempio qui sotto potete notare come grazie ad un diaframma particolarmente aperto si riesca ad isolare la ragazza dallo sfondo che - se a fuoco - porterebbe confusione nella composizione.

La profondità di campo

Un esempio visivo sulla PdC

Un chiaro esempio di come la regolazione della focale influenzi la profondità di campo (PdC) lo abbiamo nella serie di immagini che seguono. Con un obiettivo da 45 mm f1/8 ho chiuso il diaframma da f/1.8 fino ad arrivare ad f/16. Scorrendo le immagini – aiutandovi se volete con le frecce destra e sinistra – potete vedere come la profondità di campo vari in funzione dell'apertura del diaframma. Il punto di messa a fuoco è l'ancora del veliiero Victory.

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