Le simulazioni pellicola
Mimesi e simulacro
Qui sopra: fiore di Aloe, un effetto fotografico con iPhone XS
Riprendendo quanto detto nel precedente capitolo – se sia meglio scattare in JPG o in RAW – esiste un caso che merita di essere ricordato: si tratta delle simulazioni pellicola di Fujifilm, che sono uno dei tratti distintivi di questa marca e sono poi diventate una scelta obbligata anche per altre aziende del settore fotografico.
Le simulazioni pellicola di Fujifilm sono preset preimpostati nelle fotocamere digitali della serie X e in alcune fotocamere compatte della stessa marca che cercano di emulare le caratteristiche cromatiche e tonali di alcune delle pellicole fotografiche più famose prodotte da Fujifilm nel corso degli anni.
Alcune delle simulazioni pellicola più conosciute sono:
Provia/Standard: emula la popolare pellicola Provia di Fujifilm, che è conosciuta per la sua resa dei colori equilibrata e naturale.
Velvia/Vivid: ampiamente utilizzata per le fotografie paesaggistiche grazie alla sua saturazione dei colori e al contrasto elevato.
Astia/Soft: simula la pellicola Astia di Fujifilm, nota per la sua resa dei toni della pelle delicata e un aspetto complessivo più morbido.
Classic Chrome: introduce tonalità desaturate e colori pastello, creando uno stile retrò e cinematografico.
Acros: emula la pellicola in bianco e nero Acros di Fujifilm, con una gamma dinamica estesa e dettagli eccellenti nelle zone più scure e più chiare.
Anche negli smartphone esistono diversi preset per aver delle immagini che si differenziano dai toni standard della fotografia. Come vedremo più sotto sono delle opzioni che ci consentono non scavalcare la realtà, ma di avere dei simulacri di essa. La foto dunque non rappresenta più la realtà come la vediamo, ma ne crea un'altra che comincia ad avere una vita propria e completamente indipendente, più ricca di connotazioni emotive. Guardate ad esempio la foto di apertura di questo capitolo, con i fiori di Aloe: la foto, pur avendo un legame con l'originale, è già un'altra cosa, un'altra realtà di fiore.
Siamo passati così dalla mimesi (dal gr. μίμησις der. di μιμέομαι «imitare», imitazione della realtà) alla simulazione per finire alla creazione di una realtà altra (il simulacro), che non ha più riferimenti con il reale e vive di vita propria. Chi volesse approfondire questi temi di carattere filosofico e sociologico può consultare la bibliografia, in particolare vi consiglio i testi di Roland Barthes e di Susan Sontag, oltre a quello che troverete più sotto in questo articolo di Jean Baudrillard.
La fotografia
Vorrei che la fotografia portasse a disprezzare la pittura finché qualcos’altro a sua volta renderà insopportabile la fotografia.
Marcel Duchamp
1887-1968, uno degli artisti più innovativi e influenti del Novecento e il padre dell'arte contemporanea
Il simulacro
Ecco qui sotto un esempio con una successione di foto di uno stesso soggetto con alcune simulazioni pellicola Fujifilm, realizzate con una X-E2 con obiettivo uno Zeiss 25mm f/2.8.
Vi piacciono queste simulazioni pellicola Fujifilm? A me molto, le trovo una maniera facile per aggiungere delle connotazioni alla fotografia anche se – a dir tutta la verità – le ho utilizzate solo per curiosità, preferendo la creazione di miei profili personali – vedremmo in seguito come ottenerli.
Dicevamo più sopra che i preset li possiamo ritrovare in gran parte della produzione mediatica contemporanea, dagli smartphone alle nuove fotocamere della Nikon – come la Nikon Z f che ha tre preset di monocromatico – fino alla costosissima Leica Q3 che ha cinque simulazioni – Conteporary (colori tenui e una sfumatura sui toni del rosso, ricalcando alcuni degli stili più in voga nella fotografia moderna), Classic (toni alti e alto contrasto per richiamare le vecchie pellicole cinematografiche), Blue (dai toni freddi), Selenium (ricorda le classiche stampe in bianco e nero virate al selenio) e Sepia.
Vediamo qui sotto le simulazioni pellicola, chiamate più propriamente stili fotografici, in un iPhone XS. Il soggetto è lo stesso canestro di frutta, e per ottenere un'inquadratura simile alla X-E2 ho utilizzato lo zoom ottico 2x.
Questi simulazioni di pellicola non rispecchiano la realtà ma sono dei simulacri – qual'è tra quelle che avete appena visto la foto "vera"? Quella che "rispecchia" la realtà? ... probabilmente nessuna.
Sarei tentato di dire che la fotografia oggi non è più rappresentazione, ma simulazione, il cui unico significato è l'esposizione di se stessa, senza nessun rimando a qualsivoglia referente sociale.
Vorrei consigliarvi la lettura del libro “Simulacri e simulazione" scritto dal filosofo francese Jean Baudrillard e pubblicato per la prima volta nel 1981, ma che ancora oggi è un riferimento fondamentale per le discipline sociali. Il testo è noto per le sue riflessioni su concetti come simulacro, simulazione, iperrealità ed erosione della realtà.
Baudrillard parte dall'idea che nella società contemporanea, la realtà è sempre più sostituita da simulacri, cioè rappresentazioni che non hanno alcun riferimento originario o reale. Il concetto chiave di Baudrillard è quello di "iperrealità", che si verifica quando le rappresentazioni diventano più reali della realtà stessa. Questo processo avviene attraverso la simulazione, la creazione di copie senza un originale tangibile. Utilizzare i preset delle varie fotocamere è davvero bello, riempie di gioia gli occhi, ma capite che in questi casi la copia della realtà – cioè la nostra foto con il preset Sepia, ad esempio – prende il posto dell’originale. Certo non siamo più così ingenui – come avveniva all’inizio della comparsa della fotografia – per credere che quello che vediamo nella fotografia sia l'unica realtà che noi esperiamo, ma il processo che ci porta alla creazione di simulacri descritto dal filosofo francese è interessante ed istruttivo. E, soprattutto, può portarci a riflettere sulla funzione della fotografia nel ventunesimo secolo.
La progressione dalla rappresentazione della realtà alla simulazione totale viene così divisa da Baudrillard:
La fase premoderna: la rappresentazione riflette la realtà in modo sincero, mantenendo una relazione chiara con l'originale.
La fase moderna: la rappresentazione inizia a deviare dalla realtà, ma c'è ancora un legame con l'originale.
La fase dell'iperrealità: la simulazione prende il sopravvento, e non c'è più un collegamento diretto con la realtà. Il simulacro sostituisce l'originale, e la distinzione tra reale e fittizio diventa sfumata.
Baudrillard utilizza esempi dalla cultura di massa, come la televisione, la pubblicità e i media, per dimostrare come la società contemporanea stia sempre più vivendo in un mondo di simulacri. La copia prende il posto dell'originale, e la realtà viene distorta attraverso la rappresentazione mediatica.
Un esempio celebre utilizzato dal filosofo francese è quello della mappa e del territorio. In un primo momento, la mappa rappresenta fedelmente il territorio, ma nel tempo, la mappa può diventare più importante del territorio stesso. Questo concetto è un'illustrazione della crescente prevalenza dei simulacri nella nostra percezione della realtà. Baudrillard sottolinea così l'erosione delle frontiere tra reale e simulacro.
Ritengo importante porsi queste domande e riflessioni nel fare fotografia. La nostra rappresentazione della realtà attraverso la fotografia non deve dimenticare il referente sociale: dobbiamo vedere il mondo, non vedere le immagini che mostrano il mondo, altrimenti il lavoro del fotografo diventa un puro esercizio di stile, fine a se stesso e completamente slegato dalla comprensione del mondo – dalla voglia di imparare e conoscere. Eppure, sbirciando sui social – e non solo su questi – ho a volte l'impressione che sia più interessante l'effetto della simulazione della pellicola sul reale che il reale stesso.
Non si tratta più di salvaguardare un territorio simbolico, quanto di chiudersi con la propria immagine, di vivere in promiscuità con essa come in una nicchia, in complicità incestuosa con essa, con tutti gli effetti di trasparenza e di ritorno-immagine che sono quelli dello schermo totale, e non avendo più con gli altri che rapporti da immagine a immagine. (J. Baudrillard, Patafisica e arte del vedere, Giunti, Firenze 2006, pag. 46-47 – citato in F. Tarquini, Immagini senza segreto. Media, simulazione e rappresentazione in Baudrillard e Simmel)
Non posso certo dirvi buone foto a tutti, come faccio di solito... ma sicuramente buona lettura!