Consigli di lettura

Sebastião Salgado

Gold

Gold è un grande libro di Sebastião Salgado. E anche un libro grande: 24,5 x 33 cm, 206 pagine e 2,26 kg di peso. La cultura ha il suo peso, anche se è immateriale come la fotografia. Ma il piacere di sedersi con il libro appoggiato sulle gambe – invece del solito gatto – e sfogliare le pagine, sentire l’autentico fruscio della carta tra le mani, dolce suono, oltre a guardare le bellissime foto di questo straordinario fotografo... questa è la bellezza del medium materiale. Del libro, appunto.

Straordinario fotografo Salgado, anzi un fotografo per vocazione, perché Salgado poteva continuare a lavorare da economista e statistico ma, dopo un viaggio in Africa, decide di diventare fotografo. Prima lavora per varie agenzie (Sygma, Gamma, Magnum) poi la sua vocazione lo spinge a creare una propria agenzia autonoma: aiutato dalla moglie Lelia fonda nel 1994 la Amazonas Images.

Il libro che mi appresto a presentarvi è uno dei suoi reportage più famosi, ambientato nella miniera d’oro della Serra Pelada, in Brasile, dove migliaia di persone si arrampicano su primitive scale a pioli portandosi in spalla sacchi di fango per cercare filamenti auriferi. Gold, appunto. Oro.

Salgado utilizza per i suoi reportage macchine analogiche della tedesca Leica – per la qualità degli obiettivi – di formato 35mm. È passato alle Reflex digitali per il suo progetto Genesis, per una questione pratica: aveva calcolato che gli sarebbero serviti 660 rullini circa per girare il mondo, per un totale di 30 kg di pellicola. Inoltre, dopo l’attacco dell’11 settembre alle Torri Gemelle di New York City, negli aeroporti le sue pellicole sarebbero dovute passare più volte sotto i sistemi di sicurezza a raggi X, con una probabile perdita della qualità dell’immagine. La soluzione è stata quella di acquistare una Reflex digitale Canon – per la precisione una Canon 1Ds Mark III da 21 megapixel – riducendo così sia il peso (1,5 kg di schede digitali contro i 30 kg della pellicola) sia la possibilità di rovinare le foto scattate a causa dei rivelatori a raggi X degli aeroporti.

L’impressione che ho avuto guardato queste foto in bianco e nero, con una grana ben evidente della pellicola, è stata quella di un'immagine apocalittica. Queste foto mi hanno subito ricordato le pitture di Hieronymus Bosch. Un’incredibile groviglio ordinato di corpi umani che sembrano quasi inghiottiti dalla cava mineraria. La prima impressione di Salgado alla visione della miniera fu analoga: “La prima volta che misi piede a Serra Pelada, restai senza fiato.” E senza fiato rimasero anche Jimmy Fox – redattore dell’agenzia fotografica Magnum – e Peter Howe – redattore fotografico del New York Times Magazine – quando nel 1986 gli vennero presentate le foto del reportage di Salgado – che faceva parte del più vasto progetto Le mani dell’uomo.

“Mi lasciò senza fiato, un lavoro straordinario, dai toni epici, biblici.” (P. Howe)

Gli ci vollero cinque anni a Salgado prima di ottenere i permessi per fotografare la miniera di Serra Pelada. E c’erano già stati dei servizi fotografici prima del suo, con fotografie a colori – in quegli anni le principali riviste vendevano inserzioni pubblicitarie a colori che fruttavano maggiori entrate, ed era quasi impensabile inserire dei reportage con foto in bianco e nero. Eppure i suoi scatti sono quelli che hanno fatto la storia. Perché? Sempre secondo Peter Howe.

“Il bianco e nero faceva anche sì che le foto sembrassero un’opera d’arte, oltre che di giornalismo.”

Gold è un libro da leggere e soprattutto da guardare, che vi consiglio vivamente. Il formato grande, con foto a tutta pagina, esalta le immagini di Salgado, che risponde ad una semplice domanda che egli stesso si è posto: “Che cosa c’è in quel metallo di un giallo opaco che spinge gli uomini a [...] rischiare la vita e la salute fisica e mentale inseguendo un sogno?”. Nessun intento di cercare immagini strabilianti, sensazionali, ma la possibile risposta – che forse non si esaurisce in quegli scatti – ad una domanda che pone l'uomo al centro del fare fotografico.

In questo senso trovo interessante citare Peter Sager, che commentando il lavoro di Salgado, così si esprime:

“Pur senza la minima traccia di sensazionalismo, le immagini di Salgado hanno una loro spettacolarità.”

Gold

Sebastião Salgado

Gold. Miniera dell'oro Serra Pelada

Edizione in italiano, spagnolo, portoghese

Edizioni: Taschen, Colonia

Data di pubblicazione: settembre 2019

Pagine: 208, ill., Rilegato

Prezzo: 50,00 euro

EAN: 9783836575096

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